Sembrano scene di un film apocalittico quelle alle quali stiamo assistendo in questi giorni guardando la tv. Ad Haiti la catastrofe sembra non avere fine: la terra ha continuato a tremare in questa seconda notte, ma ormai la capitale Port-au-Prince è completamente devastata. Almeno centomila morti e centinaia di migliaia di senzatetto, questo è l'ultimo bilancio ma intanto si continua a scavare sotto le macerie. E chi è sopravvissuto, ora deve cercare di scampare al dopo terremoto, fatto di sciacalli, di criminali evasi dalla prigione crollata, di acqua e cibo che non ci sono più, di linee telefoniche interrotte, di elettricità prodotta solo con i generatori autonomi finché ci sarà benzina da bruciare. L'unico mezzo di comunicazione rimasto è Internet, attraverso il quale arrivano appelli su Facebook e Twitter. Intanto tra gli 80 italiani sul posto molti mancano all'appello ma oggi sono arrivati i primi soccorsi: l'Organizzazione mondiale della sanità ha inviato una squadra di 12 esperti in salute e logistica, da Pisa è decollato il C-130 dell'Aeronautica militare con a bordo un team medico per la chirurgia d'urgenza e un ospedale da campo, una squadra di 220 medici ed esperti di salvataggio da Israele. Gli Stati Uniti inoltre invieranno ad Haiti 3500 soldati della 82/ma Divisione Aviotrasportata, e il Pentagono ha inoltre annunciato l'invio di una portaerei, la Carl Vinson, e di tre unità anfibie della Navy. Sarà inviata al largo di Haiti anche una nave ospedale del Pentagono.
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