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I test di laboratorio non saranno più effetuati sui topi. Le sperimentazioni sui farmaci potrebbero presto essere effettuate su falene, moscerini e bruchi. Lo spiega una ricerca presentata pochi giorni fa nel corso di un meeting di microbiologia, a Edimburgo, dal ricercatore irlandese Kevin Kavanagh. Se questa possibilità verrà adottata, il numero dei topi usati come cavie per i test di sostanze chimiche e batteri si ridurrà dell'80%, riducendo tempi e costi della ricerca. "Ormai è una pratica collaudata - spiega Kavanagh - i test iniziali dei farmaci vengono fatti prima su larve di insetto, poi si passa ai topi. Il metodo è più veloce, i test sugli insetti danno risultati in 48 ore, quelli sui roditori impiegano dalle 4 alle 6 settimane". Secondo il biologo, questi risultati potranno portare all'uso quasi esclusivo di falene e moscerini della frutta per testare farmaci antimicrobici, esperimenti per i quali si usano di solito mammiferi, per la maggior parte roditori come i topi. Rispetto agli altri animali, infatti, i topi sono piccoli, economici, si riproducono in fretta e sono facili da studiare. Il problema degli esperimenti sugli animali però sussiste ancora, ed è ancora nel mirino degli animalisti e degli ambientalsiti di tutto il mondo. Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell'Università di Costanza, oltre ad esserne contrario sostiene l'inutilità di molti esperimenti sugli animali: il 40% delle sostanze chimiche irritanti per i conigli non lo è per l'uomo, mentre solo il 43% degli effetti tossici di alcuni farmaci sull'uomo si riscontra anche nei topi. Come ottenere benefici dagli esperimenti e non utilizzare gli animali? Per Hartung la soluzione sarebbero le tecniche più recenti di colture cellulari e bioinformatica. I fenomeni biologici possono ora essere studiati in vitro, su strutture tridimensionali "organotipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani. Un metodo senz'altro efficace moderno e più etico!


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