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L'allarme arriva da una delle più celebri scienziate della Gran Bretagna, Lady Susan Greenfield, neurologa, direttrice della Royal Institution e docente dell'università di Oxford. Con un rapporto alla camera dei Lord, ha evidenziato un aspetto sociale del web che, è stato sottovalutato. Nessuno, ha ancora pensato agli effetti a lungo termine «della quasi totale immersione della nostra cultura nella tecnologia, nessuno ha creduto opportuno studiare se esiste una qualche correlazone con l'aumento negli ultimi dieci anni di farmaci contro disordini d'iperattività. Con l'uso di questi siti, ha ricordato Lady Greenfield, il cervello giovane viene esposto sin dall'inizio a un mondo fatto di azioni e reazioni veloci, di immagini che cambiano immediatamente toccando un bottone, di interscambi estremamente veloci che abituano il soggetto a tempi particolari che non rispecchiano quanto succede nel mondo reale'». E c'è di peggio. L'uso eccessivo dei cosiddetti ''siti sociali'' agisce sugli stessi sistemi chimici cerebrali coinvolti da sostanze illegali, disturbi alimentari e dall'assuefazione al gioco d'azzardo. Mentre sarebbe ridicolo vietare a bambini e ragazzi di usare Internet, porre dei limiti e rieducare i ragazzi alla lettura, al gioco con coetanei fatto in persona e non attraverso uno schermo può solo limitare, quello che potrebbe diventare un vero e proprio problema sociale. I giovani potrebbero così diventare ''infantili'', con scarse abilità di concentrazione e comunicazione, poco senso d'identità e il bisogno di gratificazione immediata che può avere un bambino. Sarebbe questo il pericolo legato a un utilizzo eccessivo di siti Internet come Facebook, Twitter e Bebo. Facciamo tutti attenzione!


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