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Dal 31 dicembre è in vigore il Regolamento 1523/2007, che vieta l'importazione e il commercio di pelli di cani e gatti nei Paesi UE. Questo risultato è frutto anche dell'esempio italiano, primo Paese dell'Unione Europea e secondo dopo gli USA ad aver bandito l'importazione e il commercio di queste pelli. Divieto ottenuto in Italia proprio grazie alle richieste della LAV. Il nostro esempio, dunque, si è trasformato in un risultato di grande portata, un'importante vittoria per le migliaia di animali che saranno risparmiati da crudeltà e morte. Questo provvedimento, che introduce anche le modalità di attuazione dei controlli alle frontiere, è la conclusione di un processo avviato nel dicembre del 2003 con l’adozione da parte del Parlamento UE di una Dichiarazione scritta che chiedeva il bando del commercio di pelli provenienti dall’uccisione di cani e gatti. "Nonostante in Italia siano attualmente in vigore le sanzioni previste dalla legge 189/2004, è in itinere una norma che introdurrà specifiche sanzioni a questo Regolamento – conclude Bennati – Chiediamo alle istituzioni sanitarie e al personale di frontiera di intensificare da subito i controlli e reprimere eventuali violazioni". Il commercio di pelli provenienti da cani e gatti, uccide, ogni anno, circa due milioni di animali in Cina, Thailandia, Filippine e Corea (stime HSUS). Occorrono, infatti, dai 10 ai 12 cani per confezionare una pelliccia, molti di più se per realizzarla vengono usati dei cuccioli; 24 se la pelliccia viene confezionata con pelli di gatto: animali randagi appositamente catturati, che vengono tenuti in condizioni indescrivibili fino al momento dell’uccisione, tuttaltro che incruenta.


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